Ormai, è per me consuetudine, nella pubblicazione dell’articolo
settimanale, riprendere e approfondire l’argomento che affrontiamo
su Radio Luna il lunedì in diretta nel programma di Fabio Bellia.
Questa
settimana abbiamo parlato di creatività.
Proprio
il programma musicale, gli artisti di fama nazionale ed
internazionale che ascoltiamo tra un intervento e l’altro mi hanno
ispirato l’argomento di questa settimana.
Quando
pensiamo alla creatività, la nostra mente associa subito grandi
personaggi che si sono distinti nell’arte, nella musica o per le
loro importantissime invenzioni, ma essere creativi non significa
essere Leonardo Da vinci, Michelangelo o Mozart. Ognuno di noi nella
vita utilizza in linea di massima due modalità di pensiero
(convergente e divergente). Entrambe utili e funzionali. Il primo è
di tipo logico-analitico e ci premette di applicare scrupolosamente
le procedure apprese. Molto utile nelle attività che richiedono
l’applicazione rigorosa di regole; il secondo è invece di tipo
creativo e multifunzionale, molto utile per guardare le cose da punti
di vista differenti, per avere visioni alternative.
L’artista
utilizza nelle sue creazioni principalmente la forma di pensiero
divergente. Questo approccio alla conoscenza del mondo consente di
vedere cose che gli altri non vedono, di andare oltre i confini degli
schemi della logica. Questa è la caratteristica che accomuna arte e
creatività e che consente di raggiungere produzioni originali e
stilisticamente lodevoli.
Ma
non pensiamo che la creatività sia appannaggio soltanto degli
artisti.
Nello
svolgimento di qualunque attività è necessario l’utilizzo di
entrambe le modalità di pensiero (convergente e divergente).
Pensiamo ad un musicista che usi soltanto la propria creatività e
non si attenga alle regole che sottendono la produzione musicale, non
raggiungerà livelli qualitativi elevati. Allo stesso modo un chimico
che utilizzi soltanto il pensiero logico-analitico, che si attenga
rigorosamente ai protocolli studiati ed alle procedure note e
consolidate, non potrà fare quel passo avanti che gli consentirebbe,
per esempio, di scoprire nuovi farmaci.
In
ogni ambito della vita quindi, è utile dotarsi di una buona dose di
creatività. Essa fa parte delle life skill, ossia quelle
abilità indispensabili per una vita funzionale.
Senza pensare alle
eccellenze, la creatività, nella quotidianità, è legata al problem
solving, ossia alla capacità di risolvere i problemi. Ci aiuta
ad ampliare la prospettiva, a collegare elementi diversi e trovare
soluzioni nuove laddove il nostro modo di agire non è più
funzionale.
La creatività ci
può aiutare anche a superare le crisi psicologiche.
Il processo creativo
è un processo di cambiamento, di trasformazione e attribuzione di
significato.
Anche la costruzione
di noi stessi è un processo creativo, è un continuo ricombinare e
ridare significato alle relazioni col mondo e alle tracce che queste
lasciano nel nostro mondo interiore.
La
ricetta per superare i momenti di crisi deve contenere una dose di
immaginazione, una di spontaneità, una di produttività e un pizzico
di ascolto interno.
Per
utilizzare efficacemente la propria creatività non bisogna
necessariamente essere dotati di un’intelligenza superiore. Come ha
dimostrato nel ‘67 Guillford, uno psicologo che effettuo degli
studi sulle forme del pensiero, la creatività opera in modo
soddisfacente in individui con quoziente intellettivo nella norma,
mentre le persone con intelligenza superiore (con QI sopra i 120)
tendono a non usarla o usarla meno. Pensano in modo conformista,
attenendosi scrupolosamente alle teorie e concetti precedentemente
memorizzati.
Ma
la creatività non è una dote innata, è un’abilità che si può
apprendere e potenziare durante la vita. Come l’esercizio fisico
può consentire lo sviluppo muscolare, così l’allenamento del
“cervello” attraverso l’utilizzo di specifici training di
apprendimento consente di potenziare il pensiero divergente.
Oggi la creatività
è considerata a tutti gli effetti una capacità trasversale, una
caratteristica dell’individuo che entra in gioco quando deve risponde
ad una richiesta in ambito organizzativo. Come
abbiamo detto precedentemente, fa
parte delle cosiddette life
skill,
abilità che servono per la vita di
ogni individuo.
Quindi,
se la creatività può essere imparata, dovrebbe essere insegnata.
Ma,
a tutt’oggi, nelle
nostre scuole, eccezion fatta per istituti
artistici e materie specifiche (come musica, danza, ecc…)
viene
maggiormente apprezzato il pensiero convergente. Gli studenti vengono
incoraggiati ad attenersi alle regole e non mettere in discussione
gli insegnamenti. Mentre sarebbe auspicabile che le abilità creative
venissero potenziate in tutti gli ambiti disciplinari, che la scuola
preparasse sin da piccoli ad utilizzare la flessibilità,
l’immaginazione e l’intraprendenza, doti
sempre più apprezzate in ambito lavorativo.
Ai
nuovi manager, a coloro che ambiscono a posti di successo, viene
richiesta sempre più la padronanza di queste qualità, quindi
sarebbe particolarmente utile far fiorire e potenziare queste
caratteristiche sin dalla tenera età.
Per
chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, consiglio il
testo di A. Antonietti, La
creatività si impara,
edito
da GiuntiScuola, 2011.
L’autore
spiega in modo chiaro metodi e tecniche per lo sviluppo del pensiero
divergente a scuola.
Dott.ssa
Daniela Podda